«E per loro io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un monumento e un nome (“yad vaShem”) […] che non sarà mai cancellato. (Isaia 56,5)
Ecco, direttamente dalla voce dei protagonisti, il racconto della Shoah, in occasione della Giornata della Memoria, che cade il 27 gennaio.
E’ importante ascoltare le singole storie, per dare nomi, voci, volti ai numeri.

“Sopravvivere alla Shoah” – Rai Podcast
Un’altra preziosa fonte di ricerca storica, oltre a quella delle testimonianze orali, è il “Central Database of Shoah Victims’ Names” dello Yad Vashem. La ricerca in questo importantissimo archivio ci ricorda che dietro ai numeri, ci sono sempre persone con vite, famiglie, storie.
Lo Yad Vashem è l’ “Ente nazionale per la Memoria della Shoah” di Gerusalemme, istituito per «documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah preservando la memoria di ognuna delle sei milioni di vittime», nonché per ricordare e celebrare i non ebrei di diverse nazioni «che rischiarono le loro vite per aiutare gli ebrei durante la Shoah».
Nel nome stesso di questa importante istituzione si rivela l’importanza di dare un nome alle vittime.
Archivio delle vittime della Shoah (Yad Vashem)
Qui sotto la scheda relativa ad Anne-Liese Marie Frank, l’autrice del “Diario”.

Anche l’arte è un mezzo molto efficace per tramandare il ricordo dei fatti ma soprattutto delle emozioni che quei fatti suscitarono nei testimoni diretti.
Ecco come un soldato russo racconta attraverso i suoi disegni il momento della liberazione del campo di Auschwitz.
Dipinti sulla Liberazione del Campo di Auschwitz



